giovedì 6 novembre 2008

Le News

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lunedì 25 agosto 2008

Federico Caffè. Un richiamo al realismo

UN RICHIAMO AL REALISMO


Questo articolo proviene da "Articoli di Stampa, Scuola e Vita" di lunedì 18 febbraio 2008. "Articoli" è costretto a chiudere perché il riferimento email apperteneva a http://www.roberto.maurizio.it/ di Register che ho voluto eliminare vita natural durante. L'interlocutore, Register, simile alle cose più spietate che una persona normale può intendere e volere, è sparito nel nulla con le sue richieste esose, con un disservizio da Terzo Mondo, quello malvagio. Siamo, così, costretti a trasferire i pochi articoli pubblicati su "Articoli" perché è stato tolto il diritto di avvalerci di una miseranda struttura basata sullo sfruttamento di donne di serie B. Register, probabilmente, è legato anche a questo magnifico spazio donato gratis da Google. L'immondo comportamento di Register italiano, a mio avviso, non ha nulla a che fare con la splendida piattaforma dalla quale scriviamo liberamente. Peccato che a rimetterci di tutto questo Ambaradam è la tecnologia italiana, il web italiano, i giovani studenti italiani, che diventeranno sempre di più schiavi della lucidità e della saggezza che proviene dalla concorrenza estera. Anche il Congo Belga, con Register ancora in auge, avrà ragione di una tecnologia provinciale come quella che proviene da pseudo strutture avveniristiche italiane il cui unico scopo è il denaro a tutti i costi, come nella migliore tradizione della squallida italietta guidata dalle solite bande più o meno armate.




MONETA E SVILUPPO


di Federico Caffè


Questo che segue è l'articolo pubblicato dalla rivista "Cooperazione" del Ministero degli Affari Esteri, sul numero 19, aprile 1981. L'intervento del Prof. Federico Caffè è all'interno del "Primo Piano" "Verso il Nuovo Ordine monetario internazionale", curato da Roberto Maurizio. L'articolo è inserito all'interno del "Dibattito Aperto" su "Moneta e Sviluppo".





Oltre al Professore, parteciparono, tra gli altri, Mahbub Ul Haq, Paolo Leon, e Fabrizio Saccomanni.Federico Caffè è Professore ordinario di Politica Economica e Finanziaria nella Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Roma.Pareto ha scritto, in qualche parte, che esistono biblioteche intere di volumi dedicati alla moneta catti­va, ma che basterebbe qualche pa­gina per discutere in modo esau­riente sulla moneta buona. Indi­pendentemente dal valore che vo­glia attribuirsi a questa o ad analo­ghe frasi celebri (e non ritengo, per mio conto, che la frase riportata possa essere condivisa), ci trovia­mo in presenza di uno studioso che, con la potenza eccezionale del suo ingegno, è riuscito più di una volta a condensare in una pa­rola o in una formula i semi che hanno alimentato interi rami della letteratura economica. Ma, scen­dendo da simili altezze stratosferi-che di vigore intellettuale al livello ìnfimo in cui mi trovo, condensare in poco tempo il tema che mi è sta­to assegnato appare, a prima vi­sta, ben poco significativo. Poi, ri­flettendo che questa limitatezza di significatività rimarrebbe immuta­ta anche se disponessi di uno spa­zio ben più ampio e considerando soprattutto che negli anni ottanta già ci siamo, credo di poter indica­re, in modesta semplicità, il mio punto di vista sulle prospettive del sistema monetario internazionale. Credo che esso trovi i suoi incon­sapevoli nemici, da un lato, nei profeti del futuro, che inventano con monotona insistenza innume­revoli varianti di nuove monete o di panieri di monete; dall'altro, nei nostalgici del passato che, avendo utilizzato con profitto in una speci­fica circostanza la formula della «messa in comune delle riserve va­lutarie», la ripropongono in ogni occasione, con patetico convinci­mento.Tra l'utopia e l'attaccamento al passato, si colloca ciò che è stori­camente possibile, nell'arco di tempo considerato. Viviamo in an­ni di profonda involuzione cultura­le, in cui atteggiamenti che veni­vano rimproverati a membri del mondo accademico di paesi del socialismo reale rivivono in incre­dibili affermazioni, come quelle dell'economista americano David A. Stockman, il quale ha rimprove­rato ai maggiori modelli econome­trici del suo paese di produrre pre­visioni «ciniche e distruttive». In questo clima da crociata, che è la negazione stessa della dialettica scientifica, penso che gli anni ot­tanta debbano essere dedicati al­la riflessione e all'autocritica, lasciando sedimentare le idee pri­ma di imbarcarsi in nuovi ambizio­si quanto fragili progetti. Su que­sta via dell'autocritica si è lodevolmente posta la Banca Mondia­le, con il completo abbandono del tradizionale concetto di incremen­to di reddito pro-capite su cui ba­sava i suoi prestiti, una volta ac­certato che esso si traduceva nell'accrescere il vantaggio della parte già privilegiata dei paesi sottosviluppati. Tetragono ad ogni spirito autocritico appare, in­vece, il Fondo Monetario Interna­zionale, che persiste nella illusio­ne di poter condizionare le altrui economie senza una effettiva co­noscenza dell'intreccio dei proble­mi economici e sociali che le contraddistingue. Senza una profon­da autocritica di questo atteggia­mento, che offende la scienza più di quanto mortifichi la consapevo­lezza critica dei cittadini dei paesi coinvolti, non vedo un utile futuro per l'attività del Fondo, nel quadro di un sistema monetario interna­zionale che unisca la capacità tecnica con il rispetto della civiltà e della indipendenza politica di ogni membro.Per quanto il quadro degli anni im­mediatamente innanzi a noi sia fo­sco, non mancano segni di speran­za. Un imponente numero di eco­nomisti inglesi ha assunto una fer­ma posizione critica nei confronti del monetarismo. Un autorevole banchiere centrale, Karl Otto Pöhl, presidente della Deutsche Bunde­sbank, ha avuto occasione di affermare, di recente: «La nostra po­litica non mira a un dato insieme di tassi di interesse, considerati come economicamente desidera­bili, né si propone di difendere un particolare tasso di cambio. Persi­no la nostra politica di offerta del­la moneta costituisce uno stru­mento, un obiettivo intermedio, in quanto è legata all'impiego pieno del potenziale produttivo». Questo mi sembra il seme fecondo su cui si potrà cercare di ricostruire la trama di promettenti e stabili inte­se future. Purtroppo, questa lucida affermazione è offuscata dalla preoccupazione che lo stesso per­sonaggio manifesta per l'eccessi­va espansione della spesa pubbli­ca (nella Germania Occidentale!). Allorché questi residui della sag­gezza convenzionale si saranno dissolti e, nel pieno utilizzo del po­tenziale produttivo, si sarà trovato il fine al cui servizio porre lo stru­mento monetario, sul piano inter­nazionale come su quello interno, si sarà compiuto un passo decisi­vo per ricomporre un valido siste­ma monetario tra i vari paesi. Ma questo richiede che gli anni ottan­ta siano dominati dall'autocritica, più che da una vacua progettua­lità.



Pubblicato da willy danilo a 0.51

mercoledì 20 febbraio 2008

Federico Caffè

Omaggio al grande economista
di Roberto Maurizio

Su "Stampa, Scuola e Vita" è stato pubblicato un articolo sulla vita del grande professore di Politica economica, Federico Caffè. Alcune riflessioni di un suo ex studente sono state riportate all'interno di un approfondimento sul "Caso Caffè". Su "Articoli di Stampa, Scuola e Vita" è stato pubblicato un articolo "inedito" del Professore scritto per la rivista "Cooperazione" del Ministero degli Affari Esteri, numero 19/1981.



FEDERICO C

Prendendo spunto dal film di Vittorio De Sica, UMBERTO D, che certamente il Professor Caffè aveva visto, potremmo azzardare l'ipotesi che l'idea di suicidio "poteva starci", ma come Umberto D venne "salvato" dal cane, anche Federico C potrebbe aver trovato un "amico", sul quale aveva riversato tutta la sua voglia di vivere.


Che fine ha fatto, dunque, Federico Caffè? Secondo me e vivo e ci ascolta. Un uomo “grande” come lui, non poteva accettare l’idea della morte senza sepoltura. Credo che non stia in Italia, tantomeno, in un convento. La sua "fuga" non è stata organizzata da nessuno. L’ha pensata e l’ha realizzata da solo. Io l’immagino camminare sull’Himalaya, al di sopra delle nuvole e al di sopra di ogni contatto umano. E’ difficile credere che a nessuno più interessi la sua fine. E' stata gettata la spugna. Dopo tutto quel grande bene e amore che ha fatto per l’Italia, gli sono state dedicate un'Università e un Istituto tecnico superiore che sembra si trovi in gravi condizioni ambientali e strutturali. Il Professore non si è distaccato, è stato abbandonato a se stesso, e preferisce, oggi a 94 anni, aspettare la morte fuori dall’Italia, che non ha saputo ricompensare i suoi sacrifici. Dovunque sia, adesso, ha la possibilità di vedere questo mio articolo sul mio blog, e sono convinto che prima o poi si farà vivo.

Mons. Leo Boccardi, Nunzio Apostolico a Khartoum

Mons. Leo Boccardi


Su "Stampa, Scuola e Vita", nell'ambito della rubrica "Agenda Darfur", sono stati pubblicati alcuni approfondimenti su "Don Leo", Mons. Boccardi attualemente Nunzio Apostolico a Khartoum, Sudan. Abbiamo "intervistato" la Zia di "Don Leo", Angelina De Santis, che ci ha raccontato alcuni particolari inediti del "Prete molisano". Nella foto: Angelina Boccardi, Papa Benedetto XVI e Mons. Leo Boccardi.

lunedì 21 gennaio 2008

Previsiodipendenti. Ma che brutto tempo!

Che Tempo fa?
Il tempo, inteso come situazione climatica cogente, può fare capricci. Bello, brutto, variabile. Delle previsioni del tempo ho già "parlato" qualche post fa. Nella "foga", mi sono dimenticato di sottolineare l'importanza della "trasmissione" condotta da Fazio, che non è quello di Frosinone, sul quale ora è sceso l'oblio. Una "tramissione", "Che tempo fa?", che ti trasmette stupore e annichilimento, che immediatamente richiama alla tua mente la famosa barzelletta, una volta molto in voga a Roma, dove si assisteva "quotidianamente" alla lotta tra le due testate principali della capitale. Che giudizio esprimere sulla "trasmissione" di Fazio? Speriamo che il Tempo regga!

sabato 19 gennaio 2008

Bobby Fischer. Scacco matto

Dio non gioca a dadi, ma a scacchi?

di Roberto Maurizio

Bobby Fischer, foto Ansa


Lettera aperta a Bobby Fischer,
il grande campione di scacchi morto il 17 gennaio 2008

Ciao Bobby

Ti parlo come se tu fossi mio fratello maggiore, anzi, per certi versi gli assomigli proprio (mutatis mutandis). Il mondo degli scacchi, con te, è diventato più popolare e milioni di persone, grazie a te, si sono avvicinati al “gioco” più bello dell’Universo. “Dio non gioca a dadi”, ma forse a scacchi sì. La tua prematura morte lascia un vuoto incolmabile, ma la vita va avanti ed è ormai tempo per un bilancio finale.

Il Bianco muove e perde in tre mosse

Tre note negative oscurano, a mio avviso, come tuo conoscitore superficiale, la tua figura:
1. l’attacco che hai voluto riservare agli ebri come lobby ingombrante americana;
2. lo sputo su un documento ufficiale del Dipartimento di Stato americano che ti impediva, nel 1992 nell'ex Jugoslavia, di disputare la partita contro Spasskij, nonostante i divieti della Casa Bianca e dell’Onu;
3. e la giustificazione dell’11 settembre.

Dall'arrocco della Torre, al "controgambetto"

Come hai potuto commettere errori di questa portata? Ti sei “arroccato” contro gli ebrei. Hai fatto un’apertura di controgambetto in favore di Bin Laden. Hai volutamente farti fare scacco matto dalla vita.

Dente per dente, non sempre è vincente

E’ vero, negli Stati Uniti esistono le lobbies, ma non sono solo di una “razza”! Tremila morti innocenti alle Torri gemelle non vanno sottovalutate. “Ciò che si dà si riceve”, hai detto in occasione dell’attacco al cuore dell’Occidente. Questa frase è sgrammaticata. Ciò che si dà, cioè quello che hai procurato agli altri, si riceve, cioè aspetta che il male venga fatto contro di te. Il problema è il soggetto. Sono colpevoli gli uomini e le donne che si trovavano nelle Twin Towers? “Dente per dente” non è la via da seguire in una società civile, come è vera l’affermazione che una società civile non deve perseguire o avallare la violenza.

Una scacchiera in carcere

Forse la cosa più bella della tua vita l’ha fatta per te il tuo “nemico-avversario” Boris Spasskij, il 10 agosto 2004, quando inviò al Presidente Bush questa lettera:
"Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza. Ma se per caso non è possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l'errore che ha commesso François Mitterrand nel 1992. Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera”.

venerdì 18 gennaio 2008

Previsiodipendenti

I bacini circostanti
di Roberto Maurizio


Allegoria del tempo - Agnolo Bronzino
fonte: habanera-nonglog.blogspot.com



Le previsioni del tempo ormai sono entrate a far parte della vita quotidiana di tutti gli italiani. Quando dico italiani, alludo alle persone che vivono sul nostro territorio. La nostra penisola, a causa della sua posizione geografica, che la rende “Regina del Mediterraneo”, per secoli e secoli, è stata un punto di passaggio obbligato per lo sviluppo della cultura, della civiltà, del diritto, dell’economia, ma anche di invasioni barbariche, di lanzichenecchi, di ottomani, di barberini. I pericoli sono venuti e vengono non solo dall’esterno.
Uno fra i più dannosi pericoli “interni” è rappresentato dalle “previsioni del tempo”, di cui ormai, non se ne può più fare a meno. Sono come i vaticini, i presagi e le predizioni dell’oroscopo giornaliero. Tutti gli italiani, dunque, sono diventati “oroscopodipendenti” e "previsiodipendenti".
Fintano che le due previsioni sono pubblicate sui giornali, nulla da eccepire. Ma quando vengono trasmesse in televisione, diventano un problema.
Lasciamo stare, le “infime” tv private, che sguazzano nel loro brodo primordiale prodotto dai loro spettacoli dedicati ad una ciurma affrancata dal buon gusto e dalle buone maniere (bon ton), ma, vedere la Tv di Stato, pagata due volte dai cittadini come sottoscrittori dell’infame canone e come obiettivi prioritari della pubblicità, rea e malvagia, trasmettere programmi condotti da capitani, colonnelli e generali dell’aeronautica, tutti romani, con un accento che si sente lontano un miglio marino, è troppo.

foto: Beniamino Maurizio


Ecco un esempio di come viene trasmessa una previsione, non dall’amministratore di condominio di Tor Bellamonica, né dal macellaio della Garbatella, né dal Tg3 Lazio, ma dal conduttore ufficiale nazionale (povera pensionata del Trentino!):




Mbè, domani sur litorale de Anzio e sui bacini circostanti, ce sarà na turbbolenza attmosferica strafica. Su Tore Spaccata, invece, vva tutto bbene, nun c'è probblema.

Le news di Pasquino

Le prossime news di Pasquino:
1. I bacini circostanti - Previsioni del tempo a Torrespaccata
2. Scacchi - Il grande Fischer
3. Un posto al Sole - Chi più ne ha, più ne metta
4. Iris - Il "nuovo" programma Tv - E Sosa e Susa?
5. Nuovo Rapporto Ocse sulla scuola italiana - Somari si diventa!
6. Alla scoperta del Molise - http://www.discovermolise.com/

mercoledì 9 gennaio 2008

Campanili a confronto

Campanilismo. "Prova finestra".

Lo stesso campanile, quello della "basilica" di San Pietro a San Martino in Pensilis, provincia di Campobasso, in momenti diversi: l'estate con il sole e l'inverno con la neve, un po' banale come idea, ma l'"effetto finestra", è gradevole.


di Beniamino Maurizio

lunedì 7 gennaio 2008

Vi raccomando la raccomandata


Viva le Raccomandate!
Fonte: http://www.musicaecomputer.com/

Questo non è un post sulle raccomandate della Rai, di Mediaset, di Enel, Inps, Unicredit, Unplo, Soclo, PoloInvest. Ma è un'annotazione sulla spedizione di una semplice raccomandata. Ebbene, in una posta centrale, di cui non facciamo il nome ma solo il cognome, Cinecittà Est di Roma, per l'invio di una raccomandata occorre mediamente da 3/4 d'ora a un'ora intera. Avete capito bene! In un paese "sviluppato" come il nostro per poter inviare una raccomandata (con o senza ricevuta di ritorno - ma chissà se ritorna -) occorre tanto quanto si impiega per Parigi - Londra andata e ritorno.
Provare per credere!
Ore 13.35 di oggi, 7 gennaio, n° prenotazione P 140. Si sta "servendo" il P 135. Ore 14.35, viene chiamato il P 140! Che stile, che classe! La produttività è di 4 raccomandate all'ora. Chissà l'invidia della Rai!

(N.B. Le Veline, nella foto, ovviamente, non hanno nulla da spartire con le raccomandazioni)

sabato 29 dicembre 2007

Ancora un altro post e Register tace

W Blogger

Questo è la continuazione dell'altro posto.

Bene. Continuo. Come si è capito sono un po' indispettito. E poi dicono che Internet rappresenta lo sviluppo e la democrazia nel mondo. Mentre in Pakistan sta accadendo di tutto, register è in vacanza, oggi è sabato, domani è domenica, il 31 è la fine, il primo e l'inizio, il due inizia la settimana bianca. Ma quando lavorano a Register? Per prendere i soldi, però, le casse sono aperte giorno e notte, anche durante i funerali.

Ecco come trattano le donne i Register
Sta per essere pubblicato. Pazientare... Ancora un momento...Un attimo...Ho cambiato solo una cosa...Aspetta...Aspetta...Aspetta...Ok fatto.
Apro di nuovo. Cambio design. Prendo uno a caso. Invio. Non so quello che sto cambiando. Orrendo. Si blocca. Meno male. E ora ricominciamo. Mi ha bloccto Explorer. Bene. Debbo procedere a avviare Gestione delle Attività. Termina attività. Bene. Adesso devo ricominciare da capo.

Mi chiedo se le ragazze che posano per Register sanno che ad ogni difficoltà che si incontra con la gestione del programma sono sotto gli occhi incazzati dell'utente? Ogni foto di ragazza (ragazza?) è come una pugnalata sul callo destro.

Bloccato ancora su Register.it

W Blogger!


Mentre continuo a pubblicare su Blogger, dopo aver fatto numerosi cambiamenti, adesso inserirò anche una foto, intanto su Register.it tutto è fermo. Explorer non funziona. Invio per precauzione questo post e poi vedo.

Ho dovuto sospendere. Bene. Riprendo con Register. One moment. Ma che roba è?

10 post contro zero pagine

Mentre sto inviando questo post, sto cercando inutilmente di collegarmi con Register.it- Cerco di cambiare pagina inserendo un contatore di visite. Ecco sta cercando di inserirlo. Si è bloaccato...
Bene. E io pago.

venerdì 28 dicembre 2007

Forza Napoli

Vedi Napoli e poi…


Napoli è pronta a candidarsi quale Capitale dell’Ecosostenibilità. Incredibile, ma vero! La notizia è stata messa sotto l’albero di Natale, dal Presidente Bassolino e dal sindaco Iervolino, mentre la città era inondata da un torrente, ma che dico torrente, da un fiume, ma che dico fiume, da un oceano di immondizie. 245.000 euro, iva esclusa, sono stati allocati dalla Giunta della Regione Campania per candidare Napoli a questo importante evento.

La notizia è stata data, oggi, 28 dicembre 2007, da Napoli.com, il quotidiano On-line del capoluogo campano.
Riportiamo alcuni passi che ci sembrano significativi dell’articolo pubblicato dalla testata scritto da Ninni De Santis.


Forza Napoli
Fonte: http://www.incredibile.ebay/


Un bel “babbo natale” per la Città della Scienza

di Ninni De Santis (da: Roma del 28/12/2007)


Tralasciando la credibilità dei nuovi ecoterroristi che vivono alle nostre spalle su teorie allarmistiche spesso infondate, si ritiene scandaloso che in situazioni da tregenda e da terzo mondo nelle quali vivono i cittadini campani si spendano cifre così elevate per partecipare all’allegra compagnia dei social-ecoforum mondiali. Il tutto condite da alcune indimenticabili dichiarazioni la cui eco sulla stampa mondiale (e locale) è stato pari al loro merito: zero, ma il cui costo per i cittadini campani è stato di 245.000 euro (oltre Iva).


Sarebbe un bel segnale per i napoletani e campani tutti se quel Decreto Presidenziale fosse firmato nella splendida cornice di Villa Rosebery che rappresenta quello che Napoli dovrebbe essere e che grazie a chi ci governa non è

Corollario

Un appunto dobbiamo fare all'articolo di Napoli.com. Il riferimento al Terzo mondo ci pare fuori luogo e completamente sbagliato e, forse, un po' razzista. Il sottosviluppo di molti paesi emergenti. in Africa, in Asia e in America latina, deriva da situazioni storiche, dalla mancanza di risorse naturali strategiche, dalla mancanza di un mercato di sbocco, dall’assenza di capitali e di imprese. Un discorso è il “sottosviluppo endemico”, dovuto a cause oggettive (Terzo mondo), l'altro è l'"arretratezza patologica” che sgorga dall'inefficienza e dall'approssimazione di chi è stato chiamato a dirigire.
Come corollario, è meglio precisarlo, occorre riflettere che non tutto il male viene da una sola parte. Non è automatico il passaggio dallo stato di degrado a quello di benessere solo spostando i voti da sinistra a destra. Occorre cambiare gli uomini e le donne, le loro mentalità, le loro verità.

Rai Inutile

W la Rai, W Mazzini



Sta per finire un altro anno. Il 2008 è alle porte. E niente fa presagire alcun cambiamento alla Rai, azienda pubblica, sclerotizzata, imballata, senza idee. Quello che fa più rabbia è che il nulla viene pagato dai cittadini. Un servizio, anche se pubblico, deve giustamente essere pagato, ma, prima di tutto, deve essere un servizio, cioè deve produrre qualcosa che serve, cioè qualcosa di utile. Addirittura, i nostri Vespa, Panariello, Celentano, Guzzanti, Santoro, Benigni, che vengono pagati con i nostri soldi, si sono inventati (non loro, ovviamente, ma i loro cachet) RAI UTILE. Utile a chi?

Lo scempio che viene condotto nei confronti dei telespettatori dalla Rai, con l'utilizzo di questi personaggi, non è nulla se paragonato alla mancanza di un programma scientifico degno di tale nome.

Ormai, Piero Angela ha finito le cartucce, il figlio s'è buttato a sinistra (Rai3), e alle scienze viene dedicato solo un quarto d'ora (dalle 14.45 alle 15.00) di ogni giorno esclusi: giugno - luglio - agosto - ognissanti - i morti - natale - santo stefano - la befana - la quaresima - pasqua - pasquetta - la resistenza - il 1° maggio - i sabati - le domeniche - gli scioperi - il 30 maggio. Ma avete mai visto la scienza andare in vacanza? Un quarto d'ora, il massimo degli ascolti, per non capire nulla (un altro problema è quello che i giornalisti e gli scienziati invece di fare il loro lavoro preferiscono fare gli speakers e andare in diretta). Una volta esisteva "orecchione", uno speacker non molto affascinante, ma aveva una bellissima voce e si capiva cosa diceva).
Questo post non vuole essere un invito a calcare le scene di un passato ormai remoto. Anzi. La sigla del Tg1, anche se rifatta, ormai è entrata nella storia degli italiani. Ma molta acqua è passata sotto i ponti. Abbiamo avuto quattro Pontefici, il crollo del muro di Berlino, l'11 settembre. Niente, la sigla rimane. Per non parlare delle altre sigle dei telegiornali, soprattutto quello del Rai3. Spettrale, diabolica, infernale, come devono essere le notizie. Un rinnovamento non farebbe male alla Rai.

Quello che manca assolutamente, infine, è una rubrica sulla musica classica e operistica. Fino a pochi anni fa c'era. Oggi è scomparsa del tutto. W la Rai. W Mazzini.

sabato 22 dicembre 2007

Imbrattatori. Una fattura sul muro

Imbrattatori. Una fattura sul muro



La notizia del giorno (secondo Tg3 nazionale) è l’imbrattamento del muro costruito dallo Stato d’Israele per difendersi dagli attacchi esterni (versione del Governo israeliano). Quella del Tg3 è una notizia natalizia. Gli “affreschi” sono stati eseguiti già da molto tempo. Alcuni sono di una fattura eccelsa, altri hanno una fattura che cresce di ora in ora. Esiste, addirittura un sito (sendamessage.nl) che consente, con un modico prezzo, di esprimere le proprie convinzioni in forma grafica. 'You Pay, Palestinians Spray': tu paghi (e' lo slogan), e volonterosi palestinesi realizzeranno l'opera con le loro bombolette. Il risultato viene fotografato e spedito per posta elettronica al cliente.

venerdì 21 dicembre 2007

Pasquino @ date e fonti

Non c'è cosa più brutta, navigando su Internet. vedere articoli senza data. Il giorno, di solito, non manca. Il mese, viene citato. Ma l'anno, no. La regola famosa delle le cinque W dell'informazione, Who, Where, Why, When, What, comprende anche When, e quando significa specificare anche l'anno. Fateci caso. Ma non sono solo i blogghisti di transito che omotteno la quarta regola, ma fior fior di giornalisti e giornali.

Un altro problema di Internet è quello dell'omessa citazione delle fonte. A parte le fotografie che sono coperte (non tutte, ma quasi) da copyright, ma testi interamente copiati ed incollati senza citare minimante la fonte.

La rubrica "Pasquino @" apre quest'altra campagna contro le omissioni delle date e delle fonti

lunedì 17 dicembre 2007

Pasquino @ San Teodoro @ Decoro


San Teodoro, ospitalità e decoro

Un bar-ristorante, San Teodoro, ai piedi del Campidoglio, ai piedi della Città Eterna e sotto i piedi della dignità. La volgarità in certi luoghi non ha limiti. L’arroganza di chi può permettersi tutto senza chiedere, senza subire sanzioni umane o divine.

Dopo questa storia, sarà Roma in grado di migliorarsi?

Cosa è successo di tanto grave? Niente. A Roma, per certi ceffi, è la normalità.

Il bar-ristorante in questione ha scelto il nome di San Teodoro. Vediamo chi è, presumibilmente, il santo.

Scheda n° 1: Tanti San Teodoro

Riportiamo quelli più famosi:

San Teodoro abate
San Teodoro di Canterbury
San Teordoro di Marsiglia
San Teodoro di Siceota
San Teodoro Studita
San Teodoro Trichinas, monaco

Il Santo più conosciuto, però, è San Teodoro di Amassea, Patrono di Brindisi.

Scheda n° 2: San Teodoro d'Amassea

Arruolato nell'esercito romano era stato trasferito con la sua legione denominata Marmarica (ovvero la Cohorte terza Valeria) nei quartieri invernali di Amasea nell'Ellesponto, attuale Turchia, al tempo dell'imperatore Galerio Massimiano (3005-311). Subisce il martirio ad Amasea (l'odierna Amasya nel Ponto, a ridosso del Mar Nero) il 17 febbraio tra il 306 e il 311. I carnefici lo condussero nel luogo stabilito e presero la legna da mercanti addetti ai bagni. Teodoro depose i suoi vestiti e i numerosi fedeli accorsi si agitavano per poterlo toccare, respinti dai carnefici. A costoro il martire disse: "Lasciatemi cosi' (vivo n.d.r.) perché chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinché sostenga illeso l'impeto del fuoco". I carnefici lo legarono, accesero il rogo e si allontanarono. La leggenda racconta che Teodoro non subì l'offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l'anima glorificando Dio. Era il 9 novembre. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo pose in una cassa avvolto in un sudario e lo portò da Amasea in un suo possedimento ad Euchaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto. In questo luogo già nel IV secolo viene edificata una basilica frequentata da pellegrini in visita al sepolcro del santo. Ed è in questa chiesa che San Gregorio di Nissa (335-394) pronuncia un discorso che riporta i passi della vita e del martirio di san Teodoro. Da esso e da un altro scritto andato perduto deriva la Passio attuale. Nel 311, poco tempo dopo il martirio di San Teodoro, Galerio, divenuto Augustus, con un editto, pone termine alle persecuzioni contro i cristiani, riconoscendone lo status giuridico. San Teodoro di Amassea, santo patrono della città di Brindisi e santo martire venerato a Rastiglione frazione di Valduggia).

Scheda n° 3: Il ristorante "St Teodoro" (americano fa più fico) – bar/ristorante – Roma, sotto i piedi della dignità

Dunque, presumibilmente, il bar-ristorante ha voluto omaggiare il Patrono di Brindisi. Ma è meglio chiamarsi, per i turisti, Saint Teodoro. Quindi, St. Teodoro, bar di Roma, proprio sotto il Campidoglio, dovrebbe essere un luogo pubblico più "accogliente" degli altri. Invece no. Il diritto costituzionale dei cittadini italiani di essere rispettati come essere umani, per questo bar non esiste, viene calpestato. Il Santo Patrono di Brindisi sarebbe rimasto inorridito nel sentire raccontare la storia di oggi, 17 dicembre 2007, ore 15.15. Un avventore, il sottoscritto, chiede di poter utilizzare i servizi igienici del bar San Teodoro. La risposta immediata e stizzita da parte di una ragazza è la seguente: non abbiano acqua e non sappiamo quando torna. L'avventore era entrato per mangiare e bere qualcosa (minimo 10 euro) e chiedeva di essere “esaudito”. Ironia della sorte, stava andando a seguire un convegno sul Difensore Civico alla Protomoteca, sull’Ombdusman, sul Mediatore, insomma su un’istituzione che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini.

Scheda n° 4: Morale

Senza acqua un servizio pubblico non può funzionare. Allora, delle due, l'una: o l’avventore non può utilizzate i servizi, quindi il bar deve essere chiuso, oppure è stata una menzogna da parte di squallidi individui che negano addirittura il soccorso alle persone in difficoltà. E poi si parla di Solidarietà, di Next Generation, dei Premi Nobel per la Pace, dello spirito di accoglienza dei romani!

Scheda n° 5: Memento

Ricordatevi: Bar-ristorante San Teodoro (vedere foto), sotto il Campidoglio, sotto i piedi della dignità.

domenica 16 dicembre 2007

Pasquino @ Molise @ Tg3

Per il TG3, il Molise non esiste


Ore 19.20 del 16 dicembre 2007. Notizie del TG3 nazionale sul tempo in Italia. "Nevicate su Abruzzo e Puglia". Ma tra le due regioni non esiste anche un'altra? "Chiuse le scuole in alcuni paesi della Basilicata, della Campania, della Puglia e dell'Abruzzo". E il Molise?


Questo è un giornalismo "sinistro"!

mercoledì 12 dicembre 2007

Holunder e Holda

Holunder e Holda

Mi chiamano Holunder, ma, il mio nome, in realtà, è Cesare, un sambuco romano con aspirazioni Asburgiche. Sono amico delle cornacchie e di tanti altri poveri animali. La famiglia di questi "incantevoli" volatili gracchianti, a me più vicina, è quella di Susa, il nome della madre dei miei amici, che ha sempre in testa la sua terra d'origine, la fantastica città del Piemonte. Sosa, invece, è il nome del marito che etimologicamente deriva da "se osa a fa' quarcosa" ti succederà etc. etc. Susina e Sosino sono i figli che garantiscono la sopravvivenza della specie. Susina è dolce come un frutto, Sosino è figlio del cui sopra a cui non è permesso niente, anzi, per il piccolo è ancora "peggio": "s'osi a pensa' vai in bocca ar gattino - s'os ino". Un altro amico fedele è Leone africano, che si racconta da solo: "Io, Hassan, figlio di Mohamed il pesatore, io, Giovanni Leone de' Medici, circonciso per mano di un barbiere e battezzato per mano di un Papa, vengo oggi chiamato l'Africano, ma non sono africano, né europeo, né arabo... Sono figlio della strada, la mia patria è la carovana, la mia vita la più imprevedibile delle traversate."
In questa immaginaria ma saldamente documentata autobiografia, viene narrata l'avventurosa e singolare esistenza di Hassan al-Wazzan, dapprima viaggiatore e ambasciatore di sovrani maghrebini, poi, dopo essere stato catturato da pirati siciliani e donato al pontefice rinascimentale Leone X, geografo sotto il nome di Leone l'Africano. Le vicende di Leone l'Africano ci guidano di città in città - Granada, Fez, Timbuctù, il Cairo, Costantinopoli - attraverso gli aromi intensi e i colori abbaglianti dell'Africa, con i suoi mercati policromi, le corti variopinte e i giardini di sogno, poi a Roma nei suntuosi palazzi del Vaticano, in piazza San Pietro brulicante di folla, dentro la Città Eterna abbandonata ai lanzichenecchi. Animato da un autentico spirito cosmopolita, Leone l'Africano imparerà dalle sue continue peregrinazioni a non rinunciare mai a se stesso, fiducioso che "la terra di Dio è vasta, e vaste le Sue mani e il Suo cuore".
Tra gli uomini e le donne appartenenti a un mondo gerarchicamente più elevato del mio status tassonomico linneano (Carl von Linné) , spicca la figura di Arturo, guardiano dell'Orsa maggiore, ma anche guardiano delle pecore di via Appia Antica, e il figlio dell'oca, Konrad Lorentz.