giovedì 6 novembre 2008

Le News

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lunedì 25 agosto 2008

Federico Caffè. Un richiamo al realismo

UN RICHIAMO AL REALISMO


Questo articolo proviene da "Articoli di Stampa, Scuola e Vita" di lunedì 18 febbraio 2008. "Articoli" è costretto a chiudere perché il riferimento email apperteneva a http://www.roberto.maurizio.it/ di Register che ho voluto eliminare vita natural durante. L'interlocutore, Register, simile alle cose più spietate che una persona normale può intendere e volere, è sparito nel nulla con le sue richieste esose, con un disservizio da Terzo Mondo, quello malvagio. Siamo, così, costretti a trasferire i pochi articoli pubblicati su "Articoli" perché è stato tolto il diritto di avvalerci di una miseranda struttura basata sullo sfruttamento di donne di serie B. Register, probabilmente, è legato anche a questo magnifico spazio donato gratis da Google. L'immondo comportamento di Register italiano, a mio avviso, non ha nulla a che fare con la splendida piattaforma dalla quale scriviamo liberamente. Peccato che a rimetterci di tutto questo Ambaradam è la tecnologia italiana, il web italiano, i giovani studenti italiani, che diventeranno sempre di più schiavi della lucidità e della saggezza che proviene dalla concorrenza estera. Anche il Congo Belga, con Register ancora in auge, avrà ragione di una tecnologia provinciale come quella che proviene da pseudo strutture avveniristiche italiane il cui unico scopo è il denaro a tutti i costi, come nella migliore tradizione della squallida italietta guidata dalle solite bande più o meno armate.




MONETA E SVILUPPO


di Federico Caffè


Questo che segue è l'articolo pubblicato dalla rivista "Cooperazione" del Ministero degli Affari Esteri, sul numero 19, aprile 1981. L'intervento del Prof. Federico Caffè è all'interno del "Primo Piano" "Verso il Nuovo Ordine monetario internazionale", curato da Roberto Maurizio. L'articolo è inserito all'interno del "Dibattito Aperto" su "Moneta e Sviluppo".





Oltre al Professore, parteciparono, tra gli altri, Mahbub Ul Haq, Paolo Leon, e Fabrizio Saccomanni.Federico Caffè è Professore ordinario di Politica Economica e Finanziaria nella Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Roma.Pareto ha scritto, in qualche parte, che esistono biblioteche intere di volumi dedicati alla moneta catti­va, ma che basterebbe qualche pa­gina per discutere in modo esau­riente sulla moneta buona. Indi­pendentemente dal valore che vo­glia attribuirsi a questa o ad analo­ghe frasi celebri (e non ritengo, per mio conto, che la frase riportata possa essere condivisa), ci trovia­mo in presenza di uno studioso che, con la potenza eccezionale del suo ingegno, è riuscito più di una volta a condensare in una pa­rola o in una formula i semi che hanno alimentato interi rami della letteratura economica. Ma, scen­dendo da simili altezze stratosferi-che di vigore intellettuale al livello ìnfimo in cui mi trovo, condensare in poco tempo il tema che mi è sta­to assegnato appare, a prima vi­sta, ben poco significativo. Poi, ri­flettendo che questa limitatezza di significatività rimarrebbe immuta­ta anche se disponessi di uno spa­zio ben più ampio e considerando soprattutto che negli anni ottanta già ci siamo, credo di poter indica­re, in modesta semplicità, il mio punto di vista sulle prospettive del sistema monetario internazionale. Credo che esso trovi i suoi incon­sapevoli nemici, da un lato, nei profeti del futuro, che inventano con monotona insistenza innume­revoli varianti di nuove monete o di panieri di monete; dall'altro, nei nostalgici del passato che, avendo utilizzato con profitto in una speci­fica circostanza la formula della «messa in comune delle riserve va­lutarie», la ripropongono in ogni occasione, con patetico convinci­mento.Tra l'utopia e l'attaccamento al passato, si colloca ciò che è stori­camente possibile, nell'arco di tempo considerato. Viviamo in an­ni di profonda involuzione cultura­le, in cui atteggiamenti che veni­vano rimproverati a membri del mondo accademico di paesi del socialismo reale rivivono in incre­dibili affermazioni, come quelle dell'economista americano David A. Stockman, il quale ha rimprove­rato ai maggiori modelli econome­trici del suo paese di produrre pre­visioni «ciniche e distruttive». In questo clima da crociata, che è la negazione stessa della dialettica scientifica, penso che gli anni ot­tanta debbano essere dedicati al­la riflessione e all'autocritica, lasciando sedimentare le idee pri­ma di imbarcarsi in nuovi ambizio­si quanto fragili progetti. Su que­sta via dell'autocritica si è lodevolmente posta la Banca Mondia­le, con il completo abbandono del tradizionale concetto di incremen­to di reddito pro-capite su cui ba­sava i suoi prestiti, una volta ac­certato che esso si traduceva nell'accrescere il vantaggio della parte già privilegiata dei paesi sottosviluppati. Tetragono ad ogni spirito autocritico appare, in­vece, il Fondo Monetario Interna­zionale, che persiste nella illusio­ne di poter condizionare le altrui economie senza una effettiva co­noscenza dell'intreccio dei proble­mi economici e sociali che le contraddistingue. Senza una profon­da autocritica di questo atteggia­mento, che offende la scienza più di quanto mortifichi la consapevo­lezza critica dei cittadini dei paesi coinvolti, non vedo un utile futuro per l'attività del Fondo, nel quadro di un sistema monetario interna­zionale che unisca la capacità tecnica con il rispetto della civiltà e della indipendenza politica di ogni membro.Per quanto il quadro degli anni im­mediatamente innanzi a noi sia fo­sco, non mancano segni di speran­za. Un imponente numero di eco­nomisti inglesi ha assunto una fer­ma posizione critica nei confronti del monetarismo. Un autorevole banchiere centrale, Karl Otto Pöhl, presidente della Deutsche Bunde­sbank, ha avuto occasione di affermare, di recente: «La nostra po­litica non mira a un dato insieme di tassi di interesse, considerati come economicamente desidera­bili, né si propone di difendere un particolare tasso di cambio. Persi­no la nostra politica di offerta del­la moneta costituisce uno stru­mento, un obiettivo intermedio, in quanto è legata all'impiego pieno del potenziale produttivo». Questo mi sembra il seme fecondo su cui si potrà cercare di ricostruire la trama di promettenti e stabili inte­se future. Purtroppo, questa lucida affermazione è offuscata dalla preoccupazione che lo stesso per­sonaggio manifesta per l'eccessi­va espansione della spesa pubbli­ca (nella Germania Occidentale!). Allorché questi residui della sag­gezza convenzionale si saranno dissolti e, nel pieno utilizzo del po­tenziale produttivo, si sarà trovato il fine al cui servizio porre lo stru­mento monetario, sul piano inter­nazionale come su quello interno, si sarà compiuto un passo decisi­vo per ricomporre un valido siste­ma monetario tra i vari paesi. Ma questo richiede che gli anni ottan­ta siano dominati dall'autocritica, più che da una vacua progettua­lità.



Pubblicato da willy danilo a 0.51

mercoledì 20 febbraio 2008

Federico Caffè

Omaggio al grande economista
di Roberto Maurizio

Su "Stampa, Scuola e Vita" è stato pubblicato un articolo sulla vita del grande professore di Politica economica, Federico Caffè. Alcune riflessioni di un suo ex studente sono state riportate all'interno di un approfondimento sul "Caso Caffè". Su "Articoli di Stampa, Scuola e Vita" è stato pubblicato un articolo "inedito" del Professore scritto per la rivista "Cooperazione" del Ministero degli Affari Esteri, numero 19/1981.



FEDERICO C

Prendendo spunto dal film di Vittorio De Sica, UMBERTO D, che certamente il Professor Caffè aveva visto, potremmo azzardare l'ipotesi che l'idea di suicidio "poteva starci", ma come Umberto D venne "salvato" dal cane, anche Federico C potrebbe aver trovato un "amico", sul quale aveva riversato tutta la sua voglia di vivere.


Che fine ha fatto, dunque, Federico Caffè? Secondo me e vivo e ci ascolta. Un uomo “grande” come lui, non poteva accettare l’idea della morte senza sepoltura. Credo che non stia in Italia, tantomeno, in un convento. La sua "fuga" non è stata organizzata da nessuno. L’ha pensata e l’ha realizzata da solo. Io l’immagino camminare sull’Himalaya, al di sopra delle nuvole e al di sopra di ogni contatto umano. E’ difficile credere che a nessuno più interessi la sua fine. E' stata gettata la spugna. Dopo tutto quel grande bene e amore che ha fatto per l’Italia, gli sono state dedicate un'Università e un Istituto tecnico superiore che sembra si trovi in gravi condizioni ambientali e strutturali. Il Professore non si è distaccato, è stato abbandonato a se stesso, e preferisce, oggi a 94 anni, aspettare la morte fuori dall’Italia, che non ha saputo ricompensare i suoi sacrifici. Dovunque sia, adesso, ha la possibilità di vedere questo mio articolo sul mio blog, e sono convinto che prima o poi si farà vivo.

Mons. Leo Boccardi, Nunzio Apostolico a Khartoum

Mons. Leo Boccardi


Su "Stampa, Scuola e Vita", nell'ambito della rubrica "Agenda Darfur", sono stati pubblicati alcuni approfondimenti su "Don Leo", Mons. Boccardi attualemente Nunzio Apostolico a Khartoum, Sudan. Abbiamo "intervistato" la Zia di "Don Leo", Angelina De Santis, che ci ha raccontato alcuni particolari inediti del "Prete molisano". Nella foto: Angelina Boccardi, Papa Benedetto XVI e Mons. Leo Boccardi.

lunedì 21 gennaio 2008

Previsiodipendenti. Ma che brutto tempo!

Che Tempo fa?
Il tempo, inteso come situazione climatica cogente, può fare capricci. Bello, brutto, variabile. Delle previsioni del tempo ho già "parlato" qualche post fa. Nella "foga", mi sono dimenticato di sottolineare l'importanza della "trasmissione" condotta da Fazio, che non è quello di Frosinone, sul quale ora è sceso l'oblio. Una "tramissione", "Che tempo fa?", che ti trasmette stupore e annichilimento, che immediatamente richiama alla tua mente la famosa barzelletta, una volta molto in voga a Roma, dove si assisteva "quotidianamente" alla lotta tra le due testate principali della capitale. Che giudizio esprimere sulla "trasmissione" di Fazio? Speriamo che il Tempo regga!

sabato 19 gennaio 2008

Bobby Fischer. Scacco matto

Dio non gioca a dadi, ma a scacchi?

di Roberto Maurizio

Bobby Fischer, foto Ansa


Lettera aperta a Bobby Fischer,
il grande campione di scacchi morto il 17 gennaio 2008

Ciao Bobby

Ti parlo come se tu fossi mio fratello maggiore, anzi, per certi versi gli assomigli proprio (mutatis mutandis). Il mondo degli scacchi, con te, è diventato più popolare e milioni di persone, grazie a te, si sono avvicinati al “gioco” più bello dell’Universo. “Dio non gioca a dadi”, ma forse a scacchi sì. La tua prematura morte lascia un vuoto incolmabile, ma la vita va avanti ed è ormai tempo per un bilancio finale.

Il Bianco muove e perde in tre mosse

Tre note negative oscurano, a mio avviso, come tuo conoscitore superficiale, la tua figura:
1. l’attacco che hai voluto riservare agli ebri come lobby ingombrante americana;
2. lo sputo su un documento ufficiale del Dipartimento di Stato americano che ti impediva, nel 1992 nell'ex Jugoslavia, di disputare la partita contro Spasskij, nonostante i divieti della Casa Bianca e dell’Onu;
3. e la giustificazione dell’11 settembre.

Dall'arrocco della Torre, al "controgambetto"

Come hai potuto commettere errori di questa portata? Ti sei “arroccato” contro gli ebrei. Hai fatto un’apertura di controgambetto in favore di Bin Laden. Hai volutamente farti fare scacco matto dalla vita.

Dente per dente, non sempre è vincente

E’ vero, negli Stati Uniti esistono le lobbies, ma non sono solo di una “razza”! Tremila morti innocenti alle Torri gemelle non vanno sottovalutate. “Ciò che si dà si riceve”, hai detto in occasione dell’attacco al cuore dell’Occidente. Questa frase è sgrammaticata. Ciò che si dà, cioè quello che hai procurato agli altri, si riceve, cioè aspetta che il male venga fatto contro di te. Il problema è il soggetto. Sono colpevoli gli uomini e le donne che si trovavano nelle Twin Towers? “Dente per dente” non è la via da seguire in una società civile, come è vera l’affermazione che una società civile non deve perseguire o avallare la violenza.

Una scacchiera in carcere

Forse la cosa più bella della tua vita l’ha fatta per te il tuo “nemico-avversario” Boris Spasskij, il 10 agosto 2004, quando inviò al Presidente Bush questa lettera:
"Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza. Ma se per caso non è possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l'errore che ha commesso François Mitterrand nel 1992. Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera”.

venerdì 18 gennaio 2008

Previsiodipendenti

I bacini circostanti
di Roberto Maurizio


Allegoria del tempo - Agnolo Bronzino
fonte: habanera-nonglog.blogspot.com



Le previsioni del tempo ormai sono entrate a far parte della vita quotidiana di tutti gli italiani. Quando dico italiani, alludo alle persone che vivono sul nostro territorio. La nostra penisola, a causa della sua posizione geografica, che la rende “Regina del Mediterraneo”, per secoli e secoli, è stata un punto di passaggio obbligato per lo sviluppo della cultura, della civiltà, del diritto, dell’economia, ma anche di invasioni barbariche, di lanzichenecchi, di ottomani, di barberini. I pericoli sono venuti e vengono non solo dall’esterno.
Uno fra i più dannosi pericoli “interni” è rappresentato dalle “previsioni del tempo”, di cui ormai, non se ne può più fare a meno. Sono come i vaticini, i presagi e le predizioni dell’oroscopo giornaliero. Tutti gli italiani, dunque, sono diventati “oroscopodipendenti” e "previsiodipendenti".
Fintano che le due previsioni sono pubblicate sui giornali, nulla da eccepire. Ma quando vengono trasmesse in televisione, diventano un problema.
Lasciamo stare, le “infime” tv private, che sguazzano nel loro brodo primordiale prodotto dai loro spettacoli dedicati ad una ciurma affrancata dal buon gusto e dalle buone maniere (bon ton), ma, vedere la Tv di Stato, pagata due volte dai cittadini come sottoscrittori dell’infame canone e come obiettivi prioritari della pubblicità, rea e malvagia, trasmettere programmi condotti da capitani, colonnelli e generali dell’aeronautica, tutti romani, con un accento che si sente lontano un miglio marino, è troppo.

foto: Beniamino Maurizio


Ecco un esempio di come viene trasmessa una previsione, non dall’amministratore di condominio di Tor Bellamonica, né dal macellaio della Garbatella, né dal Tg3 Lazio, ma dal conduttore ufficiale nazionale (povera pensionata del Trentino!):




Mbè, domani sur litorale de Anzio e sui bacini circostanti, ce sarà na turbbolenza attmosferica strafica. Su Tore Spaccata, invece, vva tutto bbene, nun c'è probblema.

Le news di Pasquino

Le prossime news di Pasquino:
1. I bacini circostanti - Previsioni del tempo a Torrespaccata
2. Scacchi - Il grande Fischer
3. Un posto al Sole - Chi più ne ha, più ne metta
4. Iris - Il "nuovo" programma Tv - E Sosa e Susa?
5. Nuovo Rapporto Ocse sulla scuola italiana - Somari si diventa!
6. Alla scoperta del Molise - http://www.discovermolise.com/

mercoledì 9 gennaio 2008

Campanili a confronto

Campanilismo. "Prova finestra".

Lo stesso campanile, quello della "basilica" di San Pietro a San Martino in Pensilis, provincia di Campobasso, in momenti diversi: l'estate con il sole e l'inverno con la neve, un po' banale come idea, ma l'"effetto finestra", è gradevole.


di Beniamino Maurizio

lunedì 7 gennaio 2008

Vi raccomando la raccomandata


Viva le Raccomandate!
Fonte: http://www.musicaecomputer.com/

Questo non è un post sulle raccomandate della Rai, di Mediaset, di Enel, Inps, Unicredit, Unplo, Soclo, PoloInvest. Ma è un'annotazione sulla spedizione di una semplice raccomandata. Ebbene, in una posta centrale, di cui non facciamo il nome ma solo il cognome, Cinecittà Est di Roma, per l'invio di una raccomandata occorre mediamente da 3/4 d'ora a un'ora intera. Avete capito bene! In un paese "sviluppato" come il nostro per poter inviare una raccomandata (con o senza ricevuta di ritorno - ma chissà se ritorna -) occorre tanto quanto si impiega per Parigi - Londra andata e ritorno.
Provare per credere!
Ore 13.35 di oggi, 7 gennaio, n° prenotazione P 140. Si sta "servendo" il P 135. Ore 14.35, viene chiamato il P 140! Che stile, che classe! La produttività è di 4 raccomandate all'ora. Chissà l'invidia della Rai!

(N.B. Le Veline, nella foto, ovviamente, non hanno nulla da spartire con le raccomandazioni)